Il linguaggio dell'arte visiva a La Via dei Librai con il Museo Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea – RISO

24 Aprile 2021

Anche i linguaggi dell’arte visiva sono presenti a La Via dei Librai 2021, grazie all’esposizione curata per l’occasione dal Museo Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo - nello spazio vetrina di Palazzo Belmonte Riso - di due opere della propria collezione permanente, legate al tema del libro e della parola: Telex (1973) di Emilio Isgrò e Konvolut (1994 – 2010) di Michele Canzoneri. Il Museo Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo – RISO aderisce, come negli anni scorsi, a La Via dei Librai 2021, che ha ricevuto, tra gli altri, il patrocinio dall’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana. Le due opere resteranno esposte durante l’intero periodo della manifestazione.

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“Gesti d’arte per la città comunità”

Anche i linguaggi dell’arte visiva sono presenti a La Via dei Librai 2021, grazie all’esposizione curata per l’occasione dal Museo Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo - nello spazio vetrina di Palazzo Belmonte Riso - di due opere della propria collezione permanente, legate al tema del libro e della parola: Telex (1973) di Emilio Isgrò e Konvolut (1994 – 2010) di Michele Canzoneri.

Il Museo Regionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Palermo – RISO aderisce, come negli anni scorsi, a La Via dei Librai 2021, che ha ricevuto, tra gli altri, il patrocinio dall’Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana.

Le due opere resteranno esposte durante l’intero periodo della manifestazione.

Su questi due lavori, scrive Rosaria Raffaele Addamo, storica dell’arte del Museo Riso:

“Nell’opera Telex, Emilio Isgrò, che dal 1964 ha dato avvio, nell’ambito del movimento della poesia visiva, ad una pratica artistica basata sulla cancellatura di parole con macchie di china, interviene qui su un testo simbolo della comunicazione telegrafica degli anni Settanta per conferire alle parole, celate e protette dalla china, nuova forza semantica. Si tratta, dunque, di un intervento volto a recuperare il valore della parola, naufragata nella babele della comunicazione mediatica. In quest’opera l’artista ripropone la cancellatura come cesura e cerniera testuale, ma anche come strumento che, ricontestualizzando le parole che la macchia di china risparmia, conferisce loro nuovo valore iconico.

 

Cancellare, dunque, per riaffermare, riportare alla luce, restituire alle parole le loro qualità primigenie, analogamente a quanto nel 1971 aveva fatto con l’installazione Dichiaro di non essere Emilio Isgrò: negare se stesso per riaffermare criticamente la propria esistenza e il ruolo dell’artista in una società mercificata che tutto fagocita”.

“Nell’opera Konvolut Michele Canzoneri utilizza come materia le pagine antiche di alcuni volumi e, attraverso procedure di immersione nel colore, di stratificazione, di accostamento, crea la trama compositiva di un lavoro che si fa corpo, rilievo. Il termine “Konvolut” viene tratto dall’artista da un testo di Salvatore Settis sul papiro di Artemidoro, in riferimento ai frammenti di rotolo in papiro e alle carte antiche incollate, ritrovate intorno alle mummie. Al pari delle cancellature di Emilio Isgrò, quelle parole vengono liberate dal peso del loro significato, salvate dall’oblio del tempo. L’intervento creativo evidenzia calligrafie e antiche scritture, fissandole per sempre nel loro accumularsi oggettuale, in una bidimensionalità apparente, che si fa volume, modulato dalla luce e dai colori. L’artista calibra l'assemblarsi dei fogli in blocchi, anche il relazione al colore in cui li ha precedentemente immersi; ne caratterizza alcuni con pennellate e minuti interventi di segni; cela volutamente il significato delle parole contenute, per trasformare le pagine in emblemi di un passato antropologico e culturale, brandelli di storie legata all'uomo e alle sue civiltà, rinate a nuova vita, come tessere di un mosaico del presente”.