LA VIA DEI LIBRAI 2022: INTERCONNESSIONI E SNODI

05 Aprile 2022

“ Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire.
Chi è contento che sulla terra esista la musica.
Chi scopre con piacere una etimologia.
Due impiegati che in un caffè del Sud giocano in silenzio agli scacchi.
Il ceramista che intuisce un colore e una forma.
Il tipografo che compone bene questa pagina che forse non gli piace.
Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto.
Chi accarezza un animale addormentato.
Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto.
Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson.
Chi preferisce che abbiano ragione gli altri.
Tali persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo
Jorge Luis Borges, I Giusti

Il passaggio dalla città individuale alla città comunità è segnato da una nuova e più consapevole riflessione sul ruolo della persona, in quanto “essere” capace di relazioni di comunità, tanto nello spazio urbano quanto in quello extraurbano.
La pandemia da Covid 19 ha evidenziato ancor di più l’importanza di questa riflessione per l’intera comunità costretta a riconsiderare le relazioni di prossimità, spesso trascurate prima dell’esperienza inedita delle varie fasi di lockdown.
Se concordiamo che le relazioni, intese come relazioni interpersonali o sociali, sono alla base del modo “umano” di vivere l’esistenza, possiamo anche essere d’accordo che due tra le espressioni più evidenti della rilevanza della relazionalità per la vita dell’uomo siano la città e la lettura.
Almeno così appaiono nella nostra esperienza. Da questa considerazione intendiamo avviare il confronto.

L’odierna generale difficoltà relazionale in ogni ambiente non contribuisce di contro a produrre cambiamenti in positivo sul territorio, soprattutto dove mancano basi di educazione all’essere persona e a vivere la comunità.
Disattenzione, aggressività, arroganza, collera immediata, scarso ascolto, difficoltà di condivisione, mancanza di responsabilità personale, comportamenti accusatori verso gli altri con scarsa presa di coscienza dell’errore proprio, mancanza di capacità di concentrazione, poca accettazione e rispetto di chiunque sia ‘altro’ o diverso.
Analizzare queste difficoltà, significa affrontare la possibilità di risolvere quei nodi che impediscono ad una città comunità di essere realmente connessa e dialogante: feconda nelle relazioni in vista di un bene comune.
Qual è il ruolo della lettura in questo processo?
Sostiene Marielle Macé, autrice del libro Façon del lire, maniere d’être (Paris, Gallimard, 2011), che «non possiamo ripulire l’esperienza della lettura della sua parte alienata, oppure, al contrario, ripulirla della sua libertà. Siamo continuamente presi in un corpo a corpo con dei modelli». La lettura non sarebbe dunque un’attività separata dalla vita o in concorrenza con essa, ma uno di quei comportamenti attraverso i quali le persone attribuiscono alla loro esistenza una forma, un significato e uno stile.
Secondo Vittorio Spinazzola la lettura sarebbe un’«attività mentale basata sempre su un interesse utilitario», che comporta un investimento di energie, di tempo e di competenze. Chi legge pensa di trarne un vantaggio, un arricchimento della sua vita interiore, che lo ripaghi del tempo e delle energie spese. Eppure leggere può cambiare la vita, mettendo a rischio ogni certezza acquisita, costringendo a dover ridefinire il senso stesso dell’esistenza.
Ed è all’interno di questa comunità, nella quale la lettura assume un ruolo decisivo, che è possibile immaginare il superamento di ogni ostacolo personale e comunitario.

Attraverso la lettura – come vivendo la città – troviamo una dinamica di connessioni reciproche, di interconnessioni: tra la persona singola e i suoi contatti/le sue cerchie di persone, i suoi luoghi, gli eventi e le situazioni della sua esperienza di vita. Nella lettura e nell’evoluzione della città incontriamo una fenomenologia di fatti, azioni ed anche di pensiero, di notizie/informazioni, di memorie; una rete fitta di narrazioni ed interpretazioni, che sono collegate e interagiscono tra loro.
All’interno di questa fitta trama di relazioni, di questo tessuto delle interconnessioni, nel quale tutti siamo immersi e che contribuiamo a generare, possiamo individuare momenti, fatti, persone, luoghi che costituiscono riferimenti nodali per lo svolgersi delle trame stesse. Ciascuno di noi, singoli o gruppi, nella propria specifica prospettiva, può riconoscere questi riferimenti come veri e propri “snodi”, dei punti di “svolta”, che indirizzano direzioni, versi e dinamica delle interconnessioni e delle relazioni, contribuendo a renderle proficue e attive o sterili e improduttive, forti o deboli, di stimolo o di arresto, illuminanti o oscure.
La lettura, intesa come interpretazione, e la scrittura, intesa come narrazione, ci riportano in maniera incessante le interconnessioni e gli snodi che costituiscono la struttura e il contenuto della nostra realtà di rapporti dinamici con la vita, con il contesto ambientale e con gli altri.
La funzione di “snodo” non deve essere delegata ad altri. Ciascuno di noi, nel proprio contesto, attraverso una piena realizzazione dei propri talenti, può essere uno snodo.
Anche il libraio, in un’accezione senza tempo valida per il passato recente ma anche per un futuro da disegnare, può essere uno snodo in questa specie di cointeressenza.
Così come, in questa nuova prospettiva, la biblioteca non è più un monumento culturale cui si rivolgono in pochi, ma è un hub culturale. Un luogo antico, di nuove interconnessioni, a beneficio della comunità.

La Via dei Librai”, festa del libro e della lettura a Palermo, dal 2016, è una testimonianza di questo desiderio che è in sé un processo, difficoltoso ma appassionante, nel quale l’azione della lettura vuole incrementare i processi di generazione e di sviluppo della città-comunità. Un riferimento nodale per la catena delle relazioni, una figura che avvicina la narrazione ll’interpretazione, la scrittura alla lettura, che apre ai singoli – scrittori o lettori – le “porte” di un contatto reciproco.
La prospettiva di questa settima edizione è di esplorare #interconnessioniesnodi.
Una prospettiva da approfondire, come sempre, nella condivisione dello spazio urbano recuperato e restituito ai suoi abitanti.
Agli inizi del secondo quinquennio del percorso in un luogo, grazie all’edizione web, la festa del libro e della lettura viaggia dal Cassaro verso la comunità globale.
Lo sguardo a più occhi e la narrazione a più voci, sono ancora e sempre affidati agli autori, agli editori, ai librai, agli studenti, ai docenti, ai lettori che interagiscono con il festival, perché in piena libertà, secondo ogni sensibilità, si interroghino sul valore delle relazioni tra gli uomini nella realizzazione dei propri fini, individuali e di comunità, e mettano in buona evidenza, in quella trama sempre più fitta e intricata di interconnessioni che viviamo, l’importanza degli snodi, di ciò che ognuno può essere e fare.
Un’esplorazione, dunque, delle trame di contatti e legami “tessuti” e sperimentati, e “da tessere” e da sperimentare, nella doppia antica prospettiva di imparare dal passato e di preparare il futuro, in funzione dell’attenzione e della cura di quelle relazioni personali, sociali, professionali che si collocano a fondamento della comunità umana.

Francesco Lombardo, Giulio Pirrotta, Giuseppe Scuderi*

 

 …essere un libraio? significa trasmettere la mia passione per le storie ad altre persone….
Essere un libraio per me significa aiutare altre persone a scoprire e vivere questa magia.
…Significa inoltre avere empatia, cioè capire in pochi minuti e con domande mirate di quale libro può aver bisogno la persona che ho di fronte nel particolare periodo della vita che sta attraversando.

…In definitiva essere un libraio vuol dire avere un occhio in più aperto sul mondo e filtrare la realtà, senza pregiudizi o preconcetti, attraverso la scelta dei titoli da tenere in libreria.

Giuseppe Carotenuto, libraio