Manifesto tematico 2024

Artigiani di pace

“Non so se (…) le abbiano raccontato la mia storia.
Sono il pilota che ha guidato,
nella Seconda Guerra Mondiale,
la missione atomica Hiroshima
e da allora la mia coscienza
è stata tormentata da rimorsi”
Claude Robert Eatherly, 22 aprile 1960*.


Quando da Perugia fino ad Assisi, si svolse la prima marcia della pace, era una domenica dell’anno 1961. Il miracolo italiano si era già compiuto, ed il nostro Paese aveva conosciuto il cosiddetto boom caratterizzato da una forte crescita economica e da un rapido sviluppo tecnologico. Il tema della pace poteva considerarsi superato. Il consumismo garantiva, distraendo, il benessere della
collettività.

Eppure in quella cornice appagante, Aldo Capitini sentì l’impellenza di testimoniare attraverso un cammino comune, nonviolento, l’esigenza di un impegno attivo a favore della pace e della solidarietà dei popoli.

Le ragioni erano semplici. Egli stesso le spiegò in Opposizione e liberazione: «Aver mostrato che il pacifismo, che la nonviolenza, non sono inerte e passiva accettazione dei mali esistenti, ma sono attivi e in lotta, con un proprio metodo che non lascia un momento di sosta nelle solidarietà che suscita e nelle non collaborazioni, nelle proteste, nelle denunce aperte, è un grande risultato della
Marcia». [...]

*Günther Anders, L’ultima vittima di Hiroshima, Il carteggio con Claude Eatherly. Introduzione di Robert Junck, prefazione di Bertrand Russel, a cura di Micaela Latini, Mimesis.

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