Manifesto Tematico 2023

Cittadinanza e Umanità

Un paese si distrugge per
l'inimicizia,
uccidendo la capacità di unire
Papa Francesco


Il termine cittadinanza indica il rapporto tra un individuo e lo Stato, ed è in particolare uno status, denominato civitatis, al quale l’ordinamento giuridico ricollega la pienezza dei diritti civili e politici. In Italia il moderno concetto di cittadinanza nasce al momento della costituzione dello Stato unitario ed è attualmente disciplinata dalla legge 5 febbraio 1992, n. 91. La cittadinanza italiana, come è noto, si acquista iure sanguinis, cioè se si nasce o si è adottati da cittadini italiani. Esiste una possibilità residuale di acquisto iure soli, se si nasce sul territorio italiano da genitori apolidi o se i genitori sono ignoti o non
possono trasmettere la propria cittadinanza al figlio secondo la legge dello Stato di provenienza. La cittadinanza, nelle democrazie moderne, è un indispensabile dispositivo di inclusione, coesione e sviluppo di una comunità. Un dispositivo, ovvero un congegno che serve a determinate funzioni.1 Infatti, impariamo presto l'utilità delle regole dello stare insieme sociale che vada oltre i rapporti affettivi e oltre il nucleo familiare ristretto o allargato. Nel tempo comprendiamo come il rispetto di sé e degli altri e dell'ambiente in cui viviamo costituisca il fondamento di un’esistenza che può dare valore alla nostra essenza personale, fino a farci concepire e vivere la condizione di esseri umani come una dignità da conquistare e difendere.
Per questo come sostiene Richard Bellamy, la cittadinanza è una condizione di eguaglianza civica. Essa consiste nell’appartenenza a una comunità politica dove tutti i cittadini possono determinare le condizioni della cooperazione sociale su una base di eguaglianza attraverso la partecipazione politica. Questo status non solo garantisce

1 Giovanni Moro, Cittadinanza, Mondadori, 2019, p. 7.


Uguali diritti al godimento dei beni collettivi forniti dall’associazione politica, ma coinvolge anche eguali doveri di promuoverli e sostenerli.2 Sulla coscienza della dignità umana si formano l'idea della cittadinanza e la figura del cittadino3. Essere e sentirsi cittadino, titolare di diritti e di doveri, è il livello evolutivo dell'essere umano che ha raggiunto la consapevolezza della propria dignità (e di quella degli altri suoi simili) come individuo e come persona nella comunità, e che partecipa alla definizione e alla messa in pratica e di sistemi di regole che possano tutelare e promuovere questa dignità4. Per questo motivo i padri costituenti hanno voluto inserire nei principi fondamentali l’art. 35, la cui forza si perpetua nel tempo e dovrebbe stimolare concretamente – almeno nelle intenzioni dei costituenti – lo sviluppo armonico della comunità civile. Il principio di eguaglianza formale sancito dalla nostra Costituzione, nella storia della nostra comunità repubblicana, ha stimolato dibattiti forti ed esperienze straordinarie, alcune eccezionali come ad esempio, a partire dal 1954, quella di Barbiana e del suo Priore, Don Lorenzo Milani, grande attivista sociale, a cui si deve una riflessione fondamentale sull’istruzione e la pedagogia e sull’importanza che ciascuno, nella società, possa e debba essere un protagonista, capace di contribuire alla soluzione dei problemi di tutti. Nella sua Lettera a una professoressa scriverà parole destinate a segnare il suo tempo e quello futuro di tanti altri: “insegnando imparavo tante cose. Per esempio ho imparato che il problema degli altri è eguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia”6
.

2 Richard Bellamy, Citizenship. A Very Short Introduction, Oxford University Press, Oxford, 2008, p.
12.
3 “non tutti si accordano nel riconoscere le stesse persone come cittadini: infatti chi lo è in una
4 “Il riconoscimento della cittadinanza caratterizza un ordine politico ed esprime la condivisione di un
sistema della legalità, ma produce soprattutto un effetto identitario. Esso sancisce infatti la differenza tra
chi è considerato parte di una comunità politica, con le implicazioni di tutela e di azione sociale che tale
status rende accessibili, e chi, in quanto escluso dall’appartenenza, è considerato privo di identità
politica. (Fulvia de Luise, op. cit.)
5 «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando difatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana el'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese»
[Art. 3, Costituzione].
6 Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa, LEF, pg. 13.democrazia spesso non lo è in un’oligarchia” [Aristotele Pol. III ,1] (Fulvia de Luise, op. cit.).

 


Un altro straordinario esempio lavoro di “capacitazione” (empowerment) delle persone generalmente escluse dal potere e dalle decisioni, fu teorizzato e concretamente realizzato, a partire dal 1952, da Danilo Dolci a Trappeto e Partinico. Nelle riunioni animate da Danilo Dolci, ciascuno si interroga, impara a confrontarsi con gli altri, ad ascoltare e decidere. È proprio nel corso di riunioni con contadini e pescatori della Sicilia occidentale che prende corpo l'idea di costruire, ad esempio una “diga”. La diga sul fiume Jato ha costituito un importante volano per lo sviluppo economico della zona, e ha tolto alla mafia il controllo delle modeste risorse idriche disponibili. Una infrastruttura, come ha dimostrato Dolci, non solo ha liberato i cittadini dal dominio della criminalità ma l'irrigazione delle terre ha consentito, in questa zona della Sicilia occidentale, la nascita e lo sviluppo di numerose aziende e cooperative, divenendo occasione di cambiamento economico, sociale, civile. Nel percorso de La Via dei Librai di lettura della realtà della città proporre l'attenzione, la riflessione ed il confronto sulla cittadinanza, come condizione delle persone all'interno delle città comunità - intese come luoghi e organismi propri della vita sociale - e sui suoi nessi con i caratteri fondanti della nostra umanità, ci pare oggi di particolare significato. Oggi nel mondo globalizzato le idee di confine e di territorio sono continuamente messe in discussione e le culture e le realtà nazionali vengono quotidianamente messe a confronto, facendo emergere, in una realtà plurale, il valore delle diverse peculiarità identitarie. Oggi, in un tempo della storia, nel quale assistiamo all’ecatombe dei migranti in fuga dalla guerra e dalla disperazione, così come accaduto nell’ultima tragica strage di Cutro, dobbiamo interrogarci, come ha detto l’Arcivescovo di Palermo mons. Corrado Lorefice, sulla «responsabilità nostra». Perché «non è stato un incidente, bensì la naturale conseguenza delle politiche italiane ed europee di questi anni, la naturale conseguenza del modo in cui noi cittadini, noi cristiani, malgrado il continuo appello di Papa Francesco, non abbiamo levato la nostra voce, non abbiamo fatto quel che era necessario fare girandoci dall’altra parte o rimanendo tiepidi e timorosi».
Ai giorni nostri la questione della cittadinanza e la sua dialettica con i fondamenti della condizione umana si pongono con forte attualità sia a livello della vita quotidiana sia al livello della esplorazione scientifica e degli indirizzi politici che orientano la
società.

Sperimentiamo tutti i giorni i vantaggi e le tensioni nella pratica e nel riconoscimento dei diritti e dei doveri derivanti dalla cittadinanza: dalla presenza e dal funzionamento della sanità e della scuola al pagamento delle giuste tasse; dalla tutela
della dignità e della sicurezza personale al diritto di parola e al lavoro, ad esempio. Ed ancora nella relazione tra dignità umana e questioni quali il riconoscimento dei diritti di cittadinanza, i progetti di vita individuali e le prospettive di sviluppo delle comunità (ius sanguinis, ius soli, migrazioni per motivi economici, per ragioni umanitarie, per percorsi di studio e professionali).
Nell’interrogarci sulla cittadinanza dobbiamo essere consapevoli che nel mondo, per quanto globalizzato, ad oggi esistono radici, tradizioni, concezioni e regole della cittadinanza differenti insieme a differenti modi di vivere l'umanità: dall’idea occidentale del valore della persona e della sua libertà individuale, alle diverse concezioni filosofiche e religiose7 di tradizione orientale per le quali la condizione dell'individuo si subordina all’essere parte della comunità. Può comportare, questa evidenza, una prospettiva di dialogo e di coesistenza pacifica e positiva nelle città e tra le comunità sulla base della comune realtà di esseri umani?
Si può prospettare concretamente un’ideale di cittadinanza universale per l’umanità?
Gandhi8, ma non solo lui, propone il riconoscimento e la tolleranza reciproci come fondamenti del rapporto tra esseri umani e tra cittadini. Fraternità è il principio riproposto più recentemente da Papa Francesco, che ha ricordato: «mentre la solidarietà è il principio di pianificazione sociale che permette ai diseguali di diventare eguali, la fraternità è quello che consente a persone che sono eguali nella loro essenza, dignità, libertà, e nei loro diritti fondamentali, di partecipare 8 “Dal momento che noi non penseremo mai tutti allo stesso modo, e che vedremo la verità in maniera frammentaria e da angoli visuali diversi, la regola d’oro della condotta (…) è quella della tolleranza reciproca. La coscienza non è la stessa cosa per tutti. (…) Anche tra le persone più coscienziose vi sarà sempre posto per oneste differenze di opinione. L’unica possibile regola di condotta in una società civile è pertanto quella della tolleranza reciproca.” (Lettera a Mathuradas, 13 dicembre 1928, in Mohandas K. Gandhi “Teoria e pratica della nonviolenza”, a cura e con saggio introduttivo di Giuliano Pontara, Einaudi, Torino 1996 p. CXXXVII)) 7 Confucianesimo, Buddismo, Taoismo.
diversamente al bene comune secondo la loro capacità, il loro piano di vita, la loro vocazione, il loro lavoro o il loro carisma di servizio».
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Palermo, marzo 2023
Francesco Lombardo e Giulio Pirrotta
Comitato scientifico La Via dei Librai

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Note: 

1 Giovanni Moro, Cittadinanza, Mondadori, 2019, p. 7.
2 Richard Bellamy, Citizenship. A Very Short Introduction, Oxford University Press, Oxford, 2008, p.
12.
3 “non tutti si accordano nel riconoscere le stesse persone come cittadini: infatti chi lo è in una
4 “Il riconoscimento della cittadinanza caratterizza un ordine politico ed esprime la condivisione di un
sistema della legalità, ma produce soprattutto un effetto identitario. Esso sancisce infatti la differenza tra
chi è considerato parte di una comunità politica, con le implicazioni di tutela e di azione sociale che tale
status rende accessibili, e chi, in quanto escluso dall’appartenenza, è considerato privo di identità
politica. (Fulvia de Luise, op. cit.)
5 «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando difatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana el'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese»
[Art. 3, Costituzione].
6 Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa, LEF, pg. 13.democrazia spesso non lo è in un’oligarchia” [Aristotele Pol. III ,1] (Fulvia de Luise, op. cit.).